La diffusione del nuovo ceppo di Coronavirus, il COVID-19, sta continuando ad espandersi. L’Italia dopo la Cina è il secondo Paese più colpito, con casi di positività in continuo aggiornamento. Come altre malattie respiratorie, il nuovo Coronavirus può causare sintomi lievi come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre, oppure sintomi più severi quali polmonite e difficoltà respiratorie.
Come si trasmette il virus
In queste ultime settimane il Ministero della Sanità ha diffuso una serie di informazioni utili a capire in che modo il nuovo ceppo di Coronavirus si trasmette da persona a persona. Il nuovo Coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite:
- la saliva, tossendo e starnutendo;
- contatti diretti personali;
- le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi.
In casi rari il contagio può avvenire attraverso contaminazione fecale.
Normalmente le malattie respiratorie non si trasmettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.
Alcuni studi sono in corso per comprendere meglio le modalità di trasmissione del virus.
Cosa si intende per “contatto stretto”
Secondo le indicazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, quando parliamo di contatto stretto ci si riferisce ad una persona che:
- vive nella stessa casa di un caso di COVID-19;
- ha avuto un contatto fisico diretto con un caso di COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
- ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso di COVID-19 (ad esempio toccando a mani nude fazzoletti di carta usati);
- ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso di COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di durata maggiore a 15 minuti;
- si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri;
- fornisce assistenza diretta ad un caso di COVID- 19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso di COVID-19 senza l’impiego dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;
- abbia viaggiato seduta in aereo nei due posti adiacenti, in qualsiasi direzione, di un caso di COVID-19, i compagni di viaggio o le persone addette all’assistenza e i membri dell’equipaggio addetti alla sezione dell’aereo dove il “caso indice” – ovvero la persona che dà il via alla catena di contagi – era seduto. Qualora il caso indice abbia una sintomatologia grave o abbia effettuato spostamenti all’interno dell’aereo, determinando una maggiore esposizione dei passeggeri, considerare come contatti stretti tutti i passeggeri seduti nella stessa sezione dell’aereo o in tutto l’aereo.
Inoltre, va considerato che il collegamento epidemiologico può avvenire entro un periodo di 14 giorni prima o dopo la manifestazione della malattia nel caso in esame. La principale via di trasmissione del virus, secondo l’OMS, in base ai dati attuali disponibili, avviene attraverso il contatto stretto con persone sintomatiche. È ritenuto possibile, sebbene in casi rari, che persone nelle fasi prodromiche della malattia, e quindi con sintomi assenti o molto lievi, possano trasmettere il virus (fonte: Istituto Superiore di Sanità).
Qualora ci si trovasse davanti a un probabile caso o confermato di Coronavirus, le Autorità Sanitarie territorialmente competenti, sulla base delle attuali Ordinanze ministeriali, devono applicare la misura della quarantena con sorveglianza attiva per 14 giorni.
Come si può prevenire il contagio?
Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e Organizzazione Mondiale della Sanità sin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus hanno pubblicato una serie di raccomandazioni per una corretta igiene personale, a partire dal lavarsi spesso le mani. L’utilizzo di mascherine di protezione non è invece obbligatorio: l’OMS raccomanda di indossare una mascherina solo se si sospetta di aver contratto il nuovo Coronavirus e si presentano sintomi quali tosse o starnuti o se ci si prende cura di una persona con sospetta infezione da nuovo Coronavirus.
L’uso della mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di igiene respiratoria e delle mani. Infatti, è possibile che l’uso delle mascherine possa addirittura aumentare il rischio di infezione a causa di un falso senso di sicurezza e di un maggiore contatto tra mani, bocca e occhi.
Non è utile indossare più mascherine sovrapposte. L’uso razionale delle mascherine è importante per evitare inutili sprechi di risorse preziose.
Come mettere e togliere la mascherina?
Ecco come fare:
- prima di indossare la mascherina, lavati le mani con acqua e sapone o con una soluzione alcolica;
- copri bocca e naso con la mascherina assicurandoti che sia integra e che aderisca bene al volto;
- evita di toccare la mascherina mentre la indossi, se la tocchi, lavati le mani;
- quando diventa umida, sostituiscila con una nuova e non riutilizzarla; in quanto maschere mono-uso;
- togli la mascherina prendendola dall’elastico e non toccare la parte anteriore della mascherina; gettala immediatamente in un sacchetto chiuso e lavati le mani.
Norme da seguire
A beneficio di tutti, riproponiamo tutte le principali norme da seguire per proteggersi dal contagio:
- restare a casa, uscire di casa solo per esigenze lavorative, motivi di salute e necessità;
- lavarsi spesso le mani;
- evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute;
- evitare abbracci e strette di mano;
- mantenere, nei contatti sociali, una distanza interpersonale di almeno un metro;
- igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie);
- evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri;
- non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani;
- coprire bocca e naso se si starnutisce o tossisce;
- non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico;
- pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;
- usare la mascherina solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza a persone malate;
- se si presentano sintomi come febbre, tosse o difficoltà respiratorie e si sospetta di essere stati in stretto contatto con una persona affetta da malattia respiratoria COVID-19, rimanere in casa, non recarsi al pronto soccorso o presso gli studi medici ma chiamare al telefono il proprio medico di famiglia, pediatra o guardia medica. Oppure chiamare il numero verde regionale. Utilizzare i numeri di emergenza 112/118 soltanto se strettamente necessario.
COVID-19 e influenza
In cosa sono simili
In entrambe i pazienti possono essere asintomatici, presentare una sintomatologia di bassa gravità, fino ad arrivare a una patologia severa e alla morte. Entrambi i virus si trasmettono per contatto, goccioline nasali, materiale contaminato dalla persona infetta. Dal punto di vista della salute pubblica, le misure da implementare per limitarne la diffusione sono le stesse. (fonte: Quotidiano Sanità, “Le risposte dell’Oms”)
Le differenze
La velocità di trasmissione. L’influenza può diffondersi più velocemente. I bambini sono un importante veicolo di trasmissione comunitaria del virus dell’influenza. Per quanto riguarda il COVID-19, i primi dati hanno indicato un impatto minore tra i bambini.
Mentre il range dei sintomi è simile tra i due virus, le percentuali di forme severe delle patologie sembrano essere differenti. Per quanto riguarda COVID-19, i dati a disposizione suggeriscono che l’80% dei casi è di bassa gravità o sono asintomatici, il 15% sono costituti da gravi infezioni, il 5% è rappresentato da casi critici che richiedono la somministrazione di ossigeno. Questa percentuale di situazione critiche potrebbe essere più alta se confrontata con quella dell’influenza.
La popolazione a maggior rischio per l’influenza è rappresentata dai bambini, dalle gestanti, dagli anziani, dagli immunodepressi e da tutti coloro che soffrono di patologie croniche. Per quanto riguarda il COVID-19, al momento sappiamo che la popolazione a maggior rischio è quella anziana e con patologie sottostanti che possono rendere più grave l’infezione. La mortalità con COVID-19 appare più alta di quella provocata dall’influenza, in particolare dall’influenza stagionale. Servirà ancora tempo per fare una stima esatta della mortalità di COVID-19.
I dati che abbiamo a disposizione ad oggi indicano che la percentuale di “mortalità cruda” (ovvero il rapporto tra il numero dei decessi riportati e quello dei casi riportati) si attesta tra il 3 e il 4%; la percentuale di mortalità da infezione (ovvero il rapporto dei casi mortali riportati e il numero delle infezioni riportate) potrebbe essere più bassa. Invece, per quanto riguarda l’influenza stagionale, generalmente la mortalità si attesta sotto lo 0,1%. (fonte: Quotidiano Sanità, “Le risposte dell’Oms”)
Le risorse terapeutiche disponibili per COVID-19 e influenza
In Cina sono in corso alcuni trial clinici e sono in fase di sviluppo più di 20 vaccini per COVID-19, ma nessuno ancora è pronto per essere impiegato. Per l’influenza sono invece disponibili vaccini e antivirali. Il vaccino per l’influenza non è efficace per COVID-19, ma è assolutamente raccomandato vaccinarsi per prevenire l’influenza. (fonte: Quotidiano Sanità, “Le risposte dell’Oms”)
Infine, non è raccomandata l’esecuzione del tampone per i casi asintomatici, come da indicazioni del Consiglio Superiore della Sanità, sulla base delle evidenze scientifiche finora disponibili.
Categorie a rischio: i comportamenti da adottare
In questa emergenza mondiale del Coronavirus sono numerose le categorie di persone più esposte al contagio del COVID-19.
Le donne in gravidanza, per via del loro sistema immunitario, rischiano di contrarre infezioni respiratorie virali come quella da SARS-CoV-2. È consigliato dunque, ancor di più, intraprendere le normali azioni preventive per ridurre il rischio di infezione, come lavarsi spesso le mani ed evitare contatti con persone malate.
Per i disabili, oltre alle già citate raccomandazioni per l’igiene personale, l’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha messo a punto una versione accessibile e scaricabile dei “Dieci comportamenti da seguire” per evitare il contagio da Coronavirus.
Il Centro Nazionale Trapianti, in aggiunta alle “Raccomandazioni per la prevenzione”, raccomanda di adottare comportamenti simili a quelli consigliati nelle fasi precoci del post trapianto e di evitare luoghi di grande assembramento di persone (qualora questo non fosse possibile, utilizzare dispositivi di protezione come le mascherine). In ogni caso il paziente trapiantato può fare riferimento al centro che lo ha in cura e rivolgersi al proprio medico in caso di necessità.
Donazioni e donatori
«In questo periodo stiamo registrando una contrazione delle donazioni di sangue. È una cosa fondamentale che avviene in assoluta sicurezza quindi facciamo un appello a tutti: continuate a donare il sangue che è fondamentale per salvare vite umane».
Ribadendo e sottoscrivendo l’appello in conferenza stampa del Dottor Angelo Borrelli, commissario straordinario all’emergenza Coronavirus, è doveroso però ricordare che i donatori di sangue, oltre a essere temporaneamente esclusi dalla donazione anche con un semplice raffreddore o mal di gola, devono aspettare almeno 14 giorni prima di recarsi presso uno dei centri donazione qualora fossero stati esposti a un rischio di contagio da Coronavirus o dalla risoluzione dei sintomi o se avessero effettuato terapia per l’infezione da SARS-CoV-2 (documentata o con sintomatologia compatibile con infezione).
Non si fermano nemmeno le donazioni di cellule staminali: i donatori selezionati sul territorio nazionale vengono sottoposti al test per la ricerca del SARS-CoV-2 e il risultato dovrà essere disponibile prima del regime di condizionamento del ricevente. In caso di positività al test, il potenziale donatore sarà considerato non idoneo.
Non è necessario alcun test – a meno che le condizioni cliniche del paziente non lo richiedano – per le persone che devono ricevere un auto trapianto, cioè cellule staminali proprie infuse dopo terapia chemioterapica ad alte dosi.
È stato attivato un numero verde gratuito per i malati renali per rispondere alle domande e ai dubbi dei pazienti nefropatici sull’emergenza Coronavirus.