Introduzione
Il concetto di “salute” è stato definito nel 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come uno stato di benessere fisico, mentale e sociale, non solo ad indicare che l’essere umano ha diritto ad una condizione di benessere completo, ma anche ad evidenziare come tali dimensioni della salute siano profondamente interdipendenti.
L’attuale “pandemia” da Covid esemplifica molto bene i rapporti che intercorrono tra corpo, mente e società.
La situazione di emergenza sanitaria e i provvedimenti restrittivi posti in vigore hanno avuto una ricaduta di stress, noto fattore di rischio per le malattie psichiche (ed anche somatiche, con sintomi fisici), su tutta la popolazione anche se in modalità ed intensità diverse (Dubey et al., 2020).
Distribuzione per popolazione
In primo luogo, i malati di Covid e le persone in quarantena, hanno manifestato sintomi depressivi e ansiosi, che in genere sono accompagnati da disturbi del sonno, e in taluni casi attacchi di panico e sindrome post-traumatica da stress. I familiari, che hanno vissuto da vicino la malattia, ne hanno subito l’impatto emotivo e talora si sono trovati ad affrontare il trauma della perdita.
Analogamente, gli operatori sanitari in condizioni di sovraccarico lavorativo e di rischio hanno fortemente risentito dello stress psico-emotivo talora arrivando al burnout (stress provato a lavoro che determina un logorio psicofisico ed emotivo).
Ma anche le fasce deboli della popolazione hanno manifestato gradi più o meno elevati di disagio: gli anziani e gli emarginati, spesso isolati e a rischio, i pazienti psichiatrici e i malati gravi o cronici, spesso privati dell’assistenza per l’interruzione dei servizi sanitari.
Un discorso a parte va fatto per i bambini venutisi improvvisamente a trovare in un ambiente evolutivo notevolmente alterato ed esposti a stimoli emotigeni (che provocano emozioni) fortemente negativi. Nell’immediato si osservano ansia ed irritabilità, ma essendo i bambini nel periodo dello sviluppo, l’impatto a lungo termine potrebbe essere maggiore. Inoltre, il disagio dei bambini si è immediatamente ripercosso sulle madri che, in telelavoro a casa, hanno dovuto gestire il doppio carico della situazione.
I giovani, apparentemente meno spaventati degli adulti, hanno tuttavia sviluppato notevoli sintomi ansiosi e depressivi, e risentito in particolare dell’isolamento: si segnala (Panchal et al., 2021) un aumento del consumo di droghe (alcol, tabacco e droghe illecite), fattore di rischio ulteriore per le malattie psichiatriche.
Anche gli adulti risultano molto colpiti: nel 2020 rispetto al 2019 l’incidenza dei sintomi ansiosi e depressivi è molto aumentata (Panchal et al., 2021). Ma la fascia che è risultata più colpita è costituita da coloro che hanno perso il lavoro o subìto un danno economico. In questo gruppo, infatti, sono stati rilevati disturbi in circa la metà dei casi: ansia e depressione (53%), disturbi del sonno, della alimentazione e uso di sostanze (46%), nonché aggravamento delle patologie croniche preesistenti (59%) (Panchal et al., 2021). É qui evidente come il malessere sociale incida sulla salute psichica e fisica. Alcuni autori segnalano un aumento del tasso di suicidi (Tanaka & Okamoto, 2021).
Rassegne preliminari (Rajkumar, 2020) e studi condotti in Italia portano a conclusioni simili: “La pandemia e la quarantena possono avere effetti dannosi sulla salute mentale. È atteso un aumento di sintomi psichiatrici e di problemi di salute mentale nella popolazione generale (Giallonardo et al., 2020, tda)”.
Ma notiamo come sia stato rilevato anche un impatto sulla salute fisica, spiegabile tenendo conto dell’aumento di fattori di rischio noti (stress psico-emotivo, superlavoro, depressione, isolamento, consumo di droghe lecite e illecite, disoccupazione/difficoltà economiche…), del venir meno di fattori protettivi (attività fisica, cura nella alimentazione, ore di sonno, stile di vita salutare, relazioni sociali, sostegno sociale, vita culturale, contatti con ambienti naturali…) e della interruzione di molti servizi sanitari di prevenzione e di cura.
La “pandemia” e le relative restrizioni sono ancora in corso ed è quindi troppo presto per tirare le somme, ma forse possono essere fatte alcune considerazioni generali utili per affrontare la situazione attuale e futura.
Infodemia
È evidente come abbiano concorso a creare la condizione di grave disagio numerosi elementi che hanno inciso negativamente: oltre a quelli già menzionati un ruolo importante è stato giocato dalla “informazione”.
L’OMS ha parlato addirittura di “infodemia” (circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili).
Se da un lato il pericolo Covid aveva tutte le caratteristiche (Borgo e Sibilia, 2019) per accentuare la percezione del rischio (pericolo catastrofico, invisibile e incontrollabile, auto-propagante, poco conosciuto), dall’altro i media ne hanno amplificato l’impatto, non solo dandogli un enorme spazio, ma anche riportando immagini altamente emotigene, in grado di indurre un forte stress o, in alcuni casi, avere addirittura un effetto traumatico.
Questa modalità è ovviamente contraria alle linee-guida di gestione degli eventi catastrofici (Figley et al., 1995) in cui si raccomanda di essere molto cauti nell’uso di termini che possano instillare panico, aumentare l’ansia e l’incertezza.
Messaggi terrifici e contrastanti rischiano infatti di produrre effetti negativi. In primo luogo, possono provocare o aggravare i disturbi mentali, in secondo luogo possono alterare la percezione del rischio (Borgo e Sibilia, 2019), nel senso della sopravvalutazione, ma talora anche della sottovalutazione, nonché favorire strategie di fronteggiamento del pericolo dettate dall’emozione invece che dalla valutazione razionale. Ad esempio, le mascherine sono spesso usate in maniera non corretta (troppo a lungo e non soltanto nelle situazioni in cui sono realmente utili).
Uno degli esempi più evidenti è l’attuale compresenza di due timori opposti: la paura di non essere vaccinati e quella di essere vaccinati! Questo è un indice del fatto che il caos mediatico ha prodotto anche una scarsa fiducia nei confronti dell’informazione scientifica (e delle istituzioni). Le direttive sanitarie dovrebbero derivare da ricerche scientifiche valide, indipendenti e trasparenti, ma questa condizione non sempre si verifica, spesso per motivi che sono al di fuori dell’ambito scientifico.
Bibliografia
- Borgo S. e Sibilia L. (2019). La percezione del rischio ambientale, Idee in psicoterapia, n° 1-2, 69-86.
- Dubey S., Biswas P. et al. (2020), Psychosocial impact of COVID-19, Diabetes & Metabolic Syndrome: Clinical Research & Reviews, 14, 779-788. https://doi.org/10.1016/j.dsx.2020.05.035
- Figley C., Giel R., Borgo S., Briggs S. & Haritos-Fatouros M. (1995). Prevention and Treatment of Community Stress: How to be a Mental Health Expert at the Time of Disaster. In: Hobfoll S.E. e de Vries M.W. (a cura di), Extreme Stress and Communities: Impact and Intervention, Dordrecht, Netherlands: Kluver.
- Giallonardo V., Sampogna G. et al. (2020), The Impact of Quarantine and Physical Distancing Following COVID-19 on Mental Health: Study Protocol of a Multicentric Italian Population Trial, Frontiers in Psychiatry, 11, 533. doi: 10.3389/fpsyt.2020.00533
- Norris F.H., Freedy J.R., DeLongis A., Sibilia L. & Schönfplug W. (1995) Research methods and directions: Establishing the Community Context. In: Extreme Stress and Communities: Impact and Intervention, edited by Hobfoll S.E. e de Vries M.W. Kluver, Dordrecht, Netherlands.
- Panchal N., Kamal R., Cox C, Garfield R. (2021), The Implications of COVID-19 for Mental Health and Substance Use. https://www.kff.org/coronavirus-covid-19/issue-brief/the-implications-of-covid-19-for-mental-health-and-substance-use/
- Ravi Philip Rajkumar R.P. (2020). COVID-19 and mental health: A review of the existing literature.Asian Journal of Psychiatry ,52,102066. https://doi.org/10.1016/j.ajp.2020.102066
- Tanaka T. & Okamoto S. (2021). Increase in suicide following an initial decline during the COVID-19 pandemic in Japan. Nature Human Behaviour volume 5, pages 229–238.
Autori
- Dott.ssa Stefania Borgo
Docente di Psichiatria e Promozione della salute, Sapienza Università di Roma. Direttore scientifico, Centro per la Ricerca in Psicoterapia. Segretario Gen. Isde-Italia.
- Dottor Lucio Sibilia
Docente di Psichiatria e Psicologia Clinica, Sapienza Università di Roma. Presidente Centro per la Ricerca in Psicoterapia, Roma.