Viviamo nella “Società dei consumi” ed anche la Sanità risente di una martellante pubblicità che invita a richiedere sempre più prestazioni diagnostiche e consumo di farmaci, vitamine e integratori alimentari chimici che dovrebbero, in teoria, proteggerci e farci vivere meglio e più a lungo, ma senza che vi sia dimostrazione scientifica della loro reale efficacia.
Già nel 2009 alcuni Medici di Medicina Generale (MMG) avevano messo in evidenza come la salute non potesse essere oggetto delle leggi del mercato, affermando che il Servizio Sanitario Pubblico deve fornire prestazioni seguendo soltanto le indicazioni basate sulla “Medicina delle Evidenze” e sul criterio della Appropriatezza, rifiutando categoricamente le logiche del cattivo marketing. (1)
Negli ultimi anni, a livello internazionale, si è affermato un Movimento denominato “Choosing Wisely” che si batte perché l’atto medico sia improntato e basato in maniera predominante sul principio della appropriatezza. Non si tratta di voler risparmiare sulla pelle delle persone: si vuole semplicemente che ogni cittadino riceva, gratuitamente, tutte le prestazioni, diagnostiche e terapeutiche di cui ha bisogno, ma soltanto quelle.
In Italia, grazie alla associazione Slow Medicine, è nato il progetto “Fare di più non significa fare meglio – Choosing Wisely Italy” che ha identificato centinaia di comportamenti medico-sanitari a rischio di inappropriatezza. (2)
Qualche esempio pratico
- Gli esami radiografici. Sono di una utilità a dir poco innegabile, ma ne stiamo abusando. Ricordiamo che le radiazioni ionizzanti sono cancerogene e leucemogene (cioè facilitano l’insorgenza di cancri solidi e di leucemie) come conferma la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). I cosiddetti “raggi” devono essere eseguiti soltanto quando il medico lo ritiene assolutamente indicato in base alle Linee Guida relative alla malattia o al disturbo del singolo paziente. Quindi meglio evitare lo slogan “Meglio fare un esame di più che uno in meno!” che abbiamo sentito dire molte volte. (3)
- Antibiotici. Devono essere assunti soltanto se indispensabili e su prescrizione medica. Non bisogna mai fare di testa propria. Il problema della comparsa di ceppi di batteri resistenti agli antibiotici è sempre più grave e l’Italia è tra i Paesi europei con il più alto consumo di questo tipo di farmaci. Non dimentichiamo poi l’uso ed abuso che viene fatto in zootecnia negli allevamenti intensivi di animali per alimentazione umana, specie suini e polli. (4) Per maggiori dettagli clicca qui
- Mito del check up fai-da-te. Come è noto viene contrabbandato come un pacchetto di esami eseguiti per monitorare lo stato di salute generale e controllare le funzionalità generiche dell’organismo e la funzionalità specifica di alcuni apparati del nostro corpo. Non esiste invece nessuna dimostrazione scientifica di utilità per una vita migliore oppure più lunga. Spesso invece si ottiene il risultato di mettere in evidenza qualche anomalia di nessuna importanza clinica, instaurando in tal modo un vero e proprio circolo vizioso. Il cittadino sano esce talvolta “malato” da questo monitoraggio con la prescrizione di ulteriori esami e ulteriori controlli nel tempo. Soltanto il medico curante di fiducia può sapere se e di quali esami diagnostici necessita il suo paziente in quel preciso momento.
- La prescrizione generalizzata e a tappeto dell’esame “PSA” (Antigene Prostatico Specifico) per la diagnosi precoce del tumore della prostata. Si tratta di una indagine che si può eseguire con un semplice esame del sangue: è indicato nei pazienti che hanno già una diagnosi di cancro prostatico, ma non esiste invece alcuna dimostrazione scientifica di utilità a scopo di diagnosi precoce, di prevenzione o di stadiazione.
- Gli integratori alimentari chimici e le vitamine. Rappresentano oggi il settore in cui il consumismo sanitario assiste alle sue “performance” migliori. Le vendite vanno a gonfie vele e sono in continuo aumento. Per quanto riguarda le vitamine dobbiamo dire che il nostro organismo non è capace di sintetizzarle e quindi dobbiamo assumerle nelle dosi raccomandate attraverso l’alimentazione; ma non esiste nessuna prova scientifica di efficacia per quanto riguarda i prodotti vitaminici, anche perché spesso si tratta di molecole molto simili, ma non perfettamente uguali alle vitamine naturali presenti nel cibo. In particolare, il problema riguarda i prodotti polivitaminici (contenenti molte vitamine), la Vitamina C e la Vitamina D. Specialmente per quanto riguarda quest’ultima, con l’esclusione dei limitati casi di reale necessità medico-sanitaria, si sta assistendo in tutto il mondo ad un consumo ingiustificato come tentativo di prevenire la comparsa della osteoporosi (malattia caratterizzata da una scarsa concentrazione di calcio nelle ossa).
È utile a riguardo la “partecipazione delle farmacie a supporto delle attività del medico di medicina generale, anche con l’obiettivo di garantire il corretto utilizzo dei medicinali prescritti e il relativo monitoraggio, al fine di favorire l’aderenza dei malati alle terapie mediche.”
Altrettanto utile è la collaborazione del farmacista “ai programmi di educazione sanitaria della popolazione realizzati a livello nazionale e regionale e alla realizzazione di campagne di prevenzione.” (5)
Cosa possiamo fare?
Tre sono gli ambiti di azione prioritari:
- 1. L’aspettativa dei pazienti nei confronti dei risultati della medicina in genere risulta spesso esagerata rispetto alle reali possibilità della scienza medica, i motivi sono molteplici:
- mass-media che enfatizzano sempre e soltanto risultati positivi e promettenti;
- opinion leader alla ricerca di visibilità;
- familiari ansiosi di fare tutto il possibile;
- medici interventisti;
- motivi psicologici del malato che, comprensibilmente, non vuole arrendersi ad un risultato che lui giudica non soddisfacente.
È pertanto indispensabile un ridimensionamento (Downshifting) delle aspettative del paziente, che si può ottenere principalmente in tre modi:
rapporto medico (équipe) – paziente (familiari) basato sulla conoscenza, fiducia e stima reciproca;
rapporto/confronto costante con le associazioni di pazienti per un’opera di informazione, educazione terapeutica e feed-back paziente-curante;
operazione preventiva di formazione e pressione sui mass media di ogni tipo per una informazione corretta dei cittadini, evitando toni trionfalistici, quando non giustificati.
- 2. Un rapporto critico e responsabile con il curante. Se il medico prescrive un esame di controllo, un farmaco o un intervento chirurgico, il paziente (o cittadino sano) deve ricordarsi che “Fare di più non significa fare meglio” e dovrebbe chiedere/chiedersi:
– Cosa succede se non faccio questo esame/trattamento?
– Ci sono alternative più semplici e sicure?
– Ho veramente bisogno di questo esame/trattamento?
– Quali sono i rischi?
– Che spese dovrò affrontare? (6)
- 3. Potenziare la “vera” Prevenzione Primaria, la riduzione, cioè, dell’esposizione individuale e collettiva ai sempre più diffusi e presenti patogeni ambientali, attraverso una valutazione preventiva, pagata dall’industria interessata alla produzione inquinante, del rischio biologico connesso alle sostanze immesse nell’ambiente (come previsto dal Regolamento Europeo REACH: registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche), nonché attraverso l’applicazione del Principio di Precauzione.
Conclusioni
Tutti siamo soggetti al bombardamento della pubblicità e del marketing aziendale in tutti i settori e quello sanitario non fa eccezione.
Medici e cittadini/pazienti sono nello stesso tempo vittime e responsabili di comportamenti errati, spesso in buona fede.
Il medico deve liberarsi dalle abitudini del tipo “si è sempre fatto così”, per essere invece al corrente delle Linee Guida circa la appropriatezza, la gestione oculata delle risorse e la Prevenzione, in particolare Primaria.
Il paziente, ma anche il cittadino sano, deve essere un consumatore responsabile e consapevole, attento a far valere i propri diritti in tema di assistenza e di sanità, nella convinzione che la sua salute non è correlata alla quantità di prestazioni, che, tra l’altro, portano inutilmente all’allungamento delle liste di attesa.
Fonti
- http://www.nograzie.eu/wp-content/documents/Consumismo%20sanitario%20-%20documento%20FIRMATARI.pdf
- https://choosingwiselyitaly.org/pazienti-e-cittadini/
- Gianfranco Porcile, Radiazioni ionizzanti a scopo diagnostico: luci e ombre. Decidere in Medicina – Anno XIX n. 2 aprile 2019, Editoriale.
- https://choosingwiselyitaly.org/antibiotici-meno-e-meglio/
- Ministero della Salute, http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_1665_listaFile_itemName_1_file.pdf
- www.partecipasalute.it › cms › files
Autore
Dottor Gianfranco Porcile, laureato in Medicina e Chirurgia, specialista in Oncologia, Ematologia Clinica e di Laboratorio, Allergologia e Immunologia Clinica. È stato medico ricercatore presso l’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova e successivamente Direttore della Struttura Complessa di Oncologia degli ospedali di Alba e Bra (ASL Cuneo 2). Autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche e oltre 200 abstract presentati a Congressi nazionali ed internazionali.
È stato coordinatore del Gruppo di lavoro “Green Oncology” del Collegio Italiano dei Primari di Oncologia Medica Ospedalieri (CIPOMO) che ha come interesse la sostenibilità ambientale ed economica nella assistenza ai pazienti neoplastici.
È inoltre referente regionale per la Liguria di ISDE (Medici per l’Ambiente).