Non c’è più business senza creazione di valore condiviso. Per le imprese, oggi, è divenuto un principio imprescindibile conciliare gli obiettivi economici e il contributo che può essere dato alla comunità, al territorio e a tutti i portatori di interessi che gravitano attorno alla realtà aziendale.
Non si tratta, però, di sola “sostenibilità”, termine fin troppo abusato di questi tempi, e che spesso è declinato quasi esclusivamente sui pur fondamentali aspetti ambientali. Servono aziende che siano veramente rigenerative, che non si limitino a ridurre consumi ed emissioni, che producano un reale e concreto impatto positivo a livello socio-ambientale. Serve, per dirla con Massimo Mercati, considerare “L’impresa come sistema vivente“, titolo del suo ultimo saggio pubblicato da Aboca Edizioni.
Massimo Mercati di Aboca è Amministratore Delegato, ma prima di tutto uno di famiglia: l’azienda, infatti, fu fondata nel 1978 da suo padre Valentino. Il libro, in qualche modo, ne ripercorre proprio l’esperienza di crescita: un’opera agile e densa di contenuti, ricca e ispirata, in cui i saperi – scienza e filosofia, economia ed ecologia, etica e management – si fondono continuamente per proporre una nuova forma di impresa, vocata al bene comune.
«Concepire l’impresa come un sistema vivente la rende fortemente interdipendente dal contesto in cui agisce, una comunità tra le comunità che non può più esistere in modo autoreferenziale e diventa creatrice di valore solo quando svolge appieno la sua funzione economico-sociale.»
Una comunità tra le comunità
Sin dalla sua nascita Aboca si è sempre contraddistinta per un approccio innovativo: trovare nella natura le risposte ai bisogni legati alla salute dell’uomo, nel rispetto del suo organismo e dell’ambiente, sviluppando modelli agricoli sostenibili e investendo nella ricerca scientifica. Un percorso che l’ha portata, nel 2018, ad adottare la forma giuridica della Società Benefit e a essere certificata B CORP®.
Grazie all’esperienza fatta in prima persona sul campo, e a un percorso di studi che lo ha portato a indagare a fondo il rapporto tra uomo e natura, Massimo Mercati ha esteso la visione sistemica della vita alla dimensione dell’impresa intesa come organizzazione sociale. Così concepita, l’impresa per lui diventa quindi un progetto in cui non si possono più distinguere due morali, una per il lavoro e l’altra per la vita privata. Si trasforma in “una comunità fra le comunità“: una visione avanguardista ed estremamente contemporanea, in cui le regole proprie dei sistemi viventi diventano la chiave per rileggere le forme di organizzazione manageriale e le determinanti del successo imprenditoriale.
«Essere parte di una rete d’impresa diventa un mezzo per realizzare se stessi, è il passo determinante con cui la comunità si stringe intorno a un significato condiviso e ogni azione viene letta alla luce dei valori di fondo che ispirano e guidano l’agire quotidiano.»
I valori come guida
Secondo Mercati, pertanto, per affermarsi nella competizione globale l’impresa non può più essere concepita solo come una macchina da profitto, ma deve rivedere i propri obiettivi, passando da una crescita quantitativa a una qualitativa. Un’inversione di prospettiva e un cambio di paradigma epocale, che presuppone di rinunciare ai vecchi archetipi e di adottare un nuovo approccio in cui il profitto del singolo non possa prescindere da un benessere condiviso da comunità e ambiente.
Non è solo una questione di buone pratiche o di etica aziendale, di curare la cosiddetta CSR (Corporate Social Responsibility, Responsabilità Sociale d’Impresa). Seguendo le regole che sono alla base dei sistemi naturali, di cui l’uomo fa parte, si rende necessario riorientare i flussi di lavoro in una logica processuale caratterizzata dal significato profondo di quello che si fa. Si arriva cioè a ridefinire l’idea stessa di “vision” e di “mission” (il télos e lo skopos degli Stoici, che porta la riflessione sui fini ultimi del nostro agire).
Affinché questo sia possibile, l’imprenditore deve però identificare i valori di fondo della propria organizzazione e condividerli, in modo che si affermino come punti di riferimento concreti, capaci di guidare realmente le azioni di tutti coloro che ne fanno parte. Perché «seguendo i valori spirituali», diceva Adriano Olivetti, «i beni materiali sorgeranno da sé».
«La scoperta dei valori di fondo non è un cammino di differenziazione ma di specificazione. Dunque chiediamoci: cosa c’è al cuore della nostra impresa? Quali sono i valori guida su cui non si possono fare compromessi, pena la perdita di identità, del senso stesso del nostro agire?»
I valori di fondo di Aboca
Massimo Mercati individuò per la prima volta i valori di fondo di Aboca quasi d’improvviso, qualche anno fa, quando stava ritirando un premio per conto di suo padre Valentino. Gli chiesero “Qual è il segreto del successo di Aboca?“. Iniziò così di getto a descrivere i tre principi che da sempre aveva visto applicare dalla sua famiglia, in casa come nelle attività d’impresa: coerenza, umiltà e lavoro.
- Coerenza, ovvero mantenere le promesse, la parola data. Aboca da oltre 40 anni lavora sui temi della salute nel rispetto dell’organismo e dell’ambiente: ricerca nella complessità della natura le soluzioni per la cura dell’uomo. Ne consegue quindi che un prodotto, per essere commercializzato, deve necessariamente essere dichiarato naturale e non può che essere tale. Non esistono deviazioni.
«Se non fossimo coerenti, se accettassimo soluzioni di compromesso, magari sfrutteremmo al meglio alcune situazioni di mercato, ma perderemmo il senso del nostro agire e la spinta verso il nuovo.»
- Umiltà, che non significa pensare di essere da meno, quanto piuttosto non rifugiarsi nella nicchia. Aboca, spiega Mercati, crede nelle proprie idee e le sostiene di fronte agli altri, ma è anche pronta a cambiarle nel caso in cui qualcuno ci convincesse a farlo. L’umiltà così definita consente di porsi grandi obiettivi, come quello di portare innovazioni radicali nel campo della medicina.
«Agire con umiltà ci porta ad avere la consapevolezza di quanto importante sia questa sfida e a investire ogni giorno affinché le nostre idee possano avere fondamenta solide ed essere condivise dalla comunità scientifica.»
- Lavoro, la cui definizione per Mercati supera la dicotomia classica fra lavorare tanto e lavorare bene. Perché, dice, per realizzare qualcosa di importante, bisogna lavorare tanto e bene. Questa è una delle condizioni essenziali. Non si può essere coerenti e umili se non si è disposti a metterci tutto l’impegno possibile.
«Non si tratta più di fare qualcosa perché viene richiesto o perché si viene pagati, ma di agire perché attraverso questo percorso si potrà realizzare qualcosa di più: quello in cui si crede e che ogni giorno dà la forza per andare avanti.»
Dai valori ai comportamenti, la modulazione di queste “regole” diviene il presupposto indispensabile per un allineamento consapevole di tutti nella direzione comune. Solo così la vision, il significato dell’azienda, sarà realmente messa in atto, e solo chi condividerà questi valori potrà farne parte. È in questo modo, sostiene Massimo Mercati, che il valore di un’impresa non si esaurisce nella realizzazione del profitto, ma si estende all’impatto sull’ambiente e sulla società, attraverso la crescita culturale di tutti i suoi membri, uniti e spinti dall’idea di operare insieme nella direzione del bene comune, come fossero, appunto, un unico “sistema vivente”.
L’autore
Massimo Mercati è nato a Città di Castello nel 1971. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza, si è dedicato alla gestione dell’azienda di famiglia, Aboca, della quale è ora Amministratore Delegato. Ha fondato la rete delle Farmacie Apoteca Natura ed è Presidente delle Farmacie Comunali di Firenze. Vive a Sansepolcro.