La gioia nasce dalla salute intestinale. Lo dice la scienza, e lo spiega in modo semplice e dettagliato il Dottor Pier Luigi Rossi nel suo nuovo saggio “L’intestino” , pubblicato da Aboca Edizioni.
Un interessante volume che illustra le più aggiornate acquisizioni scientifiche sul vitale rapporto tra intestino e cervello, e che mostra fra le altre cose come la felicità, la gioia o la tristezza nascano non solo da condizionamenti psicologici, sociali e affettivi, ma anche dalla biologia correlata alla nutrizione molecolare e al metabolismo cellulare dell’intero sistema corporeo.
L’intestino, infatti, produce circa il 90% della serotonina, che è il neurotrasmettitore della serenità. E quando il cibo entra al suo interno lascia sempre un segno. Un’alimentazione errata, dunque, aggredisce le pareti intestinali e le cellule sensoriali presenti al loro interno, compromettendo la produzione di serotonina e quindi nasce la tristezza.
Non a caso Rossi – specialista in Scienza dell’Alimentazione, Igiene e Medicina Preventiva – definisce l’intestino “il sesto senso del nostro corpo”, sottolineandone la centralità per il benessere psicofisico dell’uomo e la stretta interconnessione fra il suo buon funzionamento e quello di microbiota, organo adiposo e cervello.
« Mangiare è pensare. I nostri pensieri, le nostre emozioni sono generate dalle stimolazioni sensoriali esterne al corpo umano percepite dai nostri cinque sensi (vista, udito, gusto, olfatto e tatto) e dalle stimolazioni sensoriali generate dall’ambiente interno al nostro organismo, in particolare dall’intestino, veicolate ed elaborate dal nervo vago, il nostro senso.
Ogni volta che ingeriamo degli alimenti nel nostro corpo ha luogo un evento biologico che, a partire dall’intestino, coinvolge l’intero organismo: cambia la composizione batterica intestinale (ossia il microbiota, un organo metabolicamente attivo presente all’interno dell’intestino); cambia il metabolismo cellulare; cambiano il profilo ormonale e quello genico. L’intestino è in grado di modulare il sistema nervoso centrale (volontario e autonomo), il sistema immunitario, il sistema ormonale e l’intero metabolismo cellulare. »
Cervello e massa grassa
Il rapporto tra il cervello e la massa grassa corporea (adipociti) è un argomento sempre più trattato dalla ricerca scientifica a livello mondiale: è stato dimostrato che più grasso abbiamo, più i nostri neuroni rischiano di degenerare. I neuroni sono le cellule più “vecchie” presenti nel nostro corpo e possono durare per tutta la vita. Con diete scorrette e uno stile di vita non salutare se ne condiziona negativamente la struttura e l’efficienza. Gli adipociti, invece, sono le cellule del tessuto adiposo. Si tratta di cellule che durano per decenni e si possono formare con molta più rapidità rispetto ai neuroni. Vengono generati dalle cellule staminali, che sono cellule progenitrici prodotte nel midollo osseo.
L’obesità diventa tossica quando gli adipociti hanno al loro interno un eccesso di acidi grassi. Diventano così ipertrofici (aumentano di volume) e cominciano a produrre citochine, proteine infiammatorie sistemiche che passano dal grasso al sangue e, attraverso di esso, arrivano al cervello, dove producono una neuroinfiammazione responsabile di decadimento cognitivo, perdita di memoria e di capacità olfattiva, disturbi psichici e del tono dell’umore, emicrania e cefalea. Il grasso addominale, inoltre, può causare uno stato di insulinoresistenza cerebrale che porta a un ridotto metabolismo del glucosio in precise aeree cerebrali, altra conseguenza di amnesie, decadimento cerebrale e disturbi psichici.
Come dagli ultimi dati Istat, in Italia abbiamo una crescente speranza di vita. Per gli uomini questa raggiunge in media gli 80,8 anni; per le donne gli 85,1. In altre parole, si vive sempre più a lungo. Ma stante l’attuale alimentazione dominata da acidi grassi saturi (come ad esempio i grassi presenti nel burro, salumi, formaggi e grassi animali) e carboidrati semplici (ad esempio glucosio, fruttosio e zucchero da cucina), con una carenza di sostanze preziose come omega 3 (EPA acido eicosapentaenoico, DHA acido docosaesaenoico), fibra alimentare idrosolubile e nutrienti di origine vegetale e marina, il rischio è che nei prossimi anni vi sia un numero elevato di persone sempre più longeve ma con un grave decadimento cerebrale cognitivo, degenerativo e vascolare.
Alimentazione triste e cervello
La rivoluzione agricola e industriale ha introdotto profonde modifiche nella composizione dell’attuale alimentazione rispetto al passato. Il cambiamento è stato rapido e globale: da una dieta con alto contenuto di carboidrati complessi e fibre alimentari si è passati a una dieta contenente un’alta percentuale di grassi e carboidrati, cereali raffinati, zuccheri e oli vegetali. L’introduzione della zootecnia intensiva, inoltre, ha generato un’offerta di carne con un contenuto di grassi saturi di gran lunga maggiore, sempre rispetto al passato, e ha permesso il consumo di prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi provenienti da mammiferi diversi dagli esseri umani. Per non parlare della diffusione nei supermercati di alimenti innovativi e sempre disponibili dotati di grande appetibilità, ma che saziano poco. Il focus di questa offerta alimentare è ancora oggi incentrato sulle calorie, ossia sul valore energetico; di rado è incentrato sul valore nutrizionale degli alimenti.
I grassi saturi e un eccesso di carboidrati semplici possono invalidare la salute del cervello, aumentando il rischio di malattie mentali e altri disturbi metabolici, compreso il diabete e le malattie cardiovascolari. Con una dieta a base di questi nutrienti, povera di fibra alimentare e di modulatori genici (attivi sul DNA delle cellule umane e dei batteri intestinali) di origine vegetale e marina si sono sviluppati nel nostro microbiota (un vero e proprio organo costituito da miliardi di batteri) batteri aggressivi, responsabili della produzione di lipopolisaccaride (LPS), che nel cervello crea depressione, tristezza, tono dell’umore negativo, apatia, affaticamento, variazione nell’appetito, disturbi del sonno e decadimento cognitivo. Questi disturbi nascono da una minore disponibilità di triptofano, zinco e serotonina, influenzando così negativamente la neurotrasmissione cerebrale. La LPS prodotta dai batteri aggressivi intestinali può, inoltre, generare un’infiammazione sull’ipotalamo, un gruppo di cellule del cervello responsabili del controllo delle nostre funzioni vitali. L’ipotalamo, tra l’altro, è anche il regista del nostro comportamento alimentare.
La psicobiotica
Occorre quindi arrivare in età avanzata con il cervello nella migliore condizione e bisogna gestire fin da giovani il decadimento cognitivo, per assicurarsi una buona qualità della vita con il passare degli anni. Oggi abbiamo un bagaglio di conoscenze sufficiente per controllare in modo consapevole nonché prevenire il decadimento cognitivo e la demenza degenerativa (malattia di Alzheimer), come pure la demenza vascolare (aterosclerosi). Merito anche della psicobiotica: la scienza che studia gli effetti del microbiota intestinale e degli alimenti sul cervello e sul nostro tono dell’umore. La gioia è infatti una condizione biologica legata all’alimentazione giornaliera.
Oggi la ricerca ci fornisce precise indicazioni nutrizionali che interessano la salute mentale, la funzione cognitiva e l’invecchiamento del cervello. Gli omega-3 e i due acidi polinsaturi DHA ed EPA sono conosciuti per i loro effetti efficaci in particolare sull’integrità funzionale e strutturale del cervello. Queste molecole sono contenute in prevalenza nei pesci e nelle alghe. Anche l’acido folico e le vitamine B6 e B12 sono preziosi per il cervello. L’acido folico è contenuto nella verdura cruda a foglia verde. La B6 nei semi oleosi e la B12 in uova, pesce e carne. Essi partecipano al metabolismo dell’amminoacido omocisteina. Carenze di questi nutrienti si traducono in un aumento dei livelli ematici di omocisteina, che aggravano la salute mentale.
La niacina (vitamina B3) svolge un’azione positiva sul metabolismo lipidico (dei grassi) all’interno delle cellule. Alcuni alimenti fermentati possono apportare all’interno del nostro intestino batteri amici e molecole attive nel bloccare quelli aggressivi che producono la LPS. Il gossip dietetico dice che il cibo fermentato fa “male”, ma non è così. Basti pensare che i processi necessari per ottenere gli alimenti fermentati erano già presenti sulla terra quando l’uomo è apparso sulla scena. Fra questi cibi, sono particolarmente consigliati il kefir, le verdure lattofermentate e il pane realizzato con pasta madre. E ancora: yogurt, aceto, crauti o cavoli fermentati, tempeh, tè kombucha, miso e rejuvelac.
Ossessionati dalle calorie, condizionati del marketing pubblicitario che promuove il consumo massiccio di cibo, viviamo ormai l’alimentazione solo in funzione del dimagrimento. Una visione riduttiva e limitata che dobbiamo superare, perché́ l’atto alimentare, come ricorda il Professor Rossi, non è affatto il mero calcolo delle calorie giornaliere.
«L’alimentazione crea la nostra identità̀ biologica e definisce la nostra salute psichica, fornisce cibo ai miliardi di batteri custoditi all’interno di un organo cavo, accogliente: l’intestino. E tutto questo accade senza che noi ne abbiamo consapevolezza».
L’autore
Pier Luigi Rossi, medico, è specialista in Scienza dell’Alimentazione, in Igiene e Medicina Preventiva, docente del Master Alimentazione ed Educazione alla Salute dell’Università̀ degli Studi di Bologna, docente al Master Dietetica e Nutrizione dell’Università̀ Cattolica di Roma, docente di Nutrizione Molecolare Master Medicina Estetica Università̀ degli Studi di Sassari. Professore (a.c.) in Scienza dell’Alimentazione all’Università degli Studi di Siena-Arezzo dal 1995 al 2009. Esperto del Consiglio Superiore di Sanità dal 2003 al 2006 e Dirigente Medico (Primario) ASL-Arezzo dal 1990 al 2009. Ha ideato il metodo molecolare di alimentazione consapevole ed è autore di libri e ricerche scientifiche. Dal 1990 ad oggi è stato ospite in RAI nelle trasmissioni “Più sani Più belli”, “Linea Verde”, “Uno mattina”, Domenica IN”, “Geo&Geo”, “Occhio alla spesa”, “Uno mattina Verde”, “Medicina 33”, TG1. Per Aboca Edizioni ha pubblicato “Dalle calorie alle molecole” (2014) e “Conosci il tuo corpo, scegli il tuo cibo” (2016).