Oggi si dà per scontata l’efficacia dei farmaci antibatterici e antimicrobici (virus, batteri, funghi e protozoi). Forse però negli ultimi decenni ne abbiamo abusato, o ne abbiamo fatto un uso improprio, e ora assistiamo con preoccupazione crescente a un fenomeno inaspettato, al fatto cioè che i virus sono sempre più resistenti alle medicine. Un dato riassume bene la situazione: attualmente, in Europa, i virus resistenti ai farmaci uccidono ogni anno 25.000 persone. Si tratta di una cifra impressionante, molto vicina al numero di morti per incidenti stradali.
L’utilizzo di antibatterici e antimicrobici, come di qualunque altro elemento di contrasto a organismi viventi (per esempio i pesticidi), determina la scomparsa di buona parte dei microrganismi bersaglio, ma grazie alla biodiversità delle popolazioni naturali è altresì probabile che qualcuno di questi individui risulti resistente. Maggiore è quindi l’impiego di antibiotici, maggiore sarà il numero di batteri resistenti che si riprodurranno nel tempo.
L’uso inappropriato dei farmaci antimicrobici, oltre che inefficace e con effetti avversi a lungo termine, causa quindi resistenze in grado di persistere e di trasmettersi a familiari, con rischi seri in soggetti fragili, come anziani e bambini. Se continuiamo ad abusarne, i nostri figli e nipoti non potranno godere degli stessi benefici: i farmaci, in poche parole, non faranno più effetto.
Tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa a riguardo, modificando il nostro comportamento a cominciare da subito.
Una migliore igiene delle mani
Il primo passo per il controllo della diffusione delle infezioni e la prima misura preventiva in questa direzione, nonché il più basilare degli accorgimenti, è avere una migliore igiene delle mani: lavarle adeguatamente con acqua e sapone, infatti, è la cosa più importante che possiamo fare per ridurre la diffusione delle infezioni e proteggere noi stessi, la nostra famiglia e in generale le persone che ci stanno vicino.
La più comune via di diffusione dei germi avviene, infatti, attraverso le mani: solo tra polpastrelli e gomito abbiamo tra i 2 e i 10 milioni di batteri. Pur essendo molti di questi innocui, altri possono provocare gravi malattie, inavvertitamente possiamo trasportare dei germi che causano la salmonellosi (malattia infettiva causata da un genere di batteri, salmonella, che si manifesta come infezione gastrointestinale), la MRSA (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, causa solitamente infezioni della cute a livello locale ma anche infezioni più gravi a carico di diversi distretti dell’organismo), l’impetigine (infezione batterica acuta, altamente contagiosa che interessa la cute): tutte malattie potenzialmente letali, soprattutto per i giovani e gli anziani. Alla luce di questo, è sconcertante che solo una persona su 20 dopo essere andata al bagno si lavi le mani per un tempo sufficientemente lungo da uccidere tutti i germi infetti. Questo è ciò che hanno riscontrato alcuni ricercatori dell’Università Statale del Michigan, negli Stati Uniti, osservando le abitudini igieniche di più di 3.700 persone nei bar, ristoranti e altri luoghi pubblici. La stessa ricerca ha dimostrato che il 10% delle persone non si lava le mani e che un terzo non usa il sapone. Per uccidere i germi basterebbe lavarsi vigorosamente le mani con acqua e sapone per 15-20 secondi (più o meno il tempo che impieghiamo per cantare due volte “Tanti auguri a te”).
Un uso più consapevole dei farmaci
La seconda iniziativa importante da prendere, quando abbiamo un’infezione virale, è smettere di chiedere al nostro medico i farmaci antimicrobici, soprattutto quelli antibatterici. Purtroppo un cittadino europeo su due è convinto che i farmaci antibatterici come la Penicillina siano efficaci contro raffreddore e febbre, ma non è così. Un sondaggio simile negli Stati Uniti ha rivelato la stessa confusione; è quindi molto importante che questi fraintendimenti riguardo gli antimicrobici vengano risolti al più presto. Fortunatamente, ormai dal lontano 1995, i Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie degli Stati Uniti lanciano annualmente la campagna “Fatti furbo: impara ad usare gli antibiotici” con lo scopo di diminuire la domanda di antimicrobici da parte di adulti e genitori di bambini piccoli sani. In maniera molto simile, in Europa i patrocinatori della Sanità Pubblica hanno promosso con successo numerose campagne tese a ridurre l’uso improprio di antimicrobici.
La Francia, per esempio, promuove dal 2002 la campagna “Pensa prima di assumere antibiotici”, diretta ai medici e al pubblico e che include anche delle mostre itineranti. Una menzione particolare va poi ad e-Bug, una campagna online diffusa in molti Paesi europei che mira a educare i bambini di tutte le età in materia di microbiologia, igiene e diffusione, trattamento e prevenzione delle malattie, incluso l’uso scrupoloso degli antimicrobici e di come un uso improprio possa avere effetti negativi sulla resistenza antimicrobica della comunità. Il sito internet comprende alcuni giochi educativi come “L’investigatore dei microbi“, in cui si vince quando i farmaci antibatterici accumulati vengono utilizzati per uccidere i batteri, ma si perde se invece li si impiega contro i virus.
Anche noi di Apoteca Natura cerchiamo di guidare le persone nel proprio percorso di Salute Consapevole. Lo facciamo sul nostro Blog “Siamo Benefit!“ e proponendo durante tutto l’anno attività di sensibilizzazione e prevenzione dedicate ognuna a una singola tematica, ivi inclusa la resistenza agli antibiotici, per un utilizzo consapevole di essi e per acquisire conoscenze sulle possibili conseguenze negative derivanti da una loro non corretta assunzione.
Quando le medicine non funzionano
«Per molti aspetti, il problema della resistenza antimicrobica assomiglia a quello del cambiamento climatico: l’uomo è vittima del suo stesso successo, la scienza è complicata ma affascinante, la politica teatro di iniquità, c’è un forte senso di impotenza ma, cosa molto più importante, tutti noi possiamo e dobbiamo fare qualcosa a riguardo, a cominciare da adesso.»
Sally C. Davies, ex Direttore Sanitario generale in Inghilterra, massima autorità britannica nel campo medico, propone questo particolare paragone nel suo libro “Quando le medicine non funzionano“, pubblicato in Italia da Aboca Edizioni. Si tratta di un interessante saggio in materia di resistenze antimicrobiche che indaga, citandone il sottotitolo, “Come rischiamo di perdere la battaglia contro le malattie infettive“.
Per la Dottoressa ciò accade soprattutto per il cattivo ed eccessivo uso che si fa oggi degli antimicrobici in generale. Basti pensare che nella solo Gran Bretagna i medici di base prescrivono più di 35 milioni di cicli di farmaci antimicrobici, per un totale di ricette richieste che superano di gran lunga la quantità di una per nucleo familiare.
Questo contribuisce in prima misura alle resistenze batteriche, una grande emergenza sanitaria che favorisce il ritorno di malattie infettive che si pensavano sconfitte o sotto controllo.
Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 700.000 decessi all’anno nel mondo sono dovuti alle infezioni resistenti. In questo quadro l’Italia è uno dei Paesi dove si registra il maggior consumo di antibiotici (27,8 dosi ogni 1.000 abitanti al giorno), con un tasso di resistenza agli antibiotici che si mantiene tra i più elevati in Europa e quasi sempre al di sopra della media europea.
Secondo quanto scritto dalla Dottoressa Davies, tra l’altro, la maggioranza dei batteri presenti nel nostro organismo sono assolutamente innocui o addirittura benefici per la nostra salute, a patto però che rimangano dove abitualmente risiedono, e cioè principalmente nell’intestino e nella pelle. Questi batteri, infatti, contribuiscono a mantenere sano l’organismo, aiutandoci nella digestione dei cibi e producendo le vitamine B e K che siamo in grado di assorbire.
L’ abuso di antimicrobici, come sostiene la Dottoressa, fa aumentare la probabilità che alcuni di questi batteri innocui proliferino in maniera eccessiva e che operino una mutazione genetica, trasformandosi in batteri più resistenti che, migrando in altre parti del nostro corpo, possono provocare gravi malattie, a causa anche del conseguente abbassamento delle difese immunitarie.
Sally C. Davies, ex Direttore Sanitario generale in Inghilterra e prima donna a ricoprire questo ruolo. Nel 2006 ha creato l’Istituto Nazionale per la Ricerca Sanitaria. Ricopre numerose cariche internazionali ed è Professore emerito presso l’Imperial College di Londra.